Urbino - Montefeltro Living

URBINO

DESCRIZIONE

Le origini di Urbino sono antichissime. Il nome Urvinum deriva probabilmente dal termine latino urvus (urvum è il manico ricurvo dell’aratro).

L’aspetto della città è giunto intatto fino a noi e rappresenta il vertice dell’arte e dell’architettura del Rinascimento, armoniosamente adattata al suo ambiente fisico e al suo passato medievale che ne fanno un luogo del  tutto eccezionale.

Durante la sua breve supremazia culturale, la città ha attirato alcuni dei più illustri eruditi e artisti del Rinascimento che hanno creato un complesso urbano d’eccezionale omogeneità, influenzando lo sviluppo culturale del resto d’Europa.

Iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco: 1998

Federico II da Montefeltro, il personaggio più illustre che legherà la storia della città alla propria fama, governò Urbino dal 1444 al 1482. Esempio di perfetto principe rinascimentale, fiero condottiero, amico di Lorenzo de’Medici, politico giusto e illuminato e mecenate di squisito gusto e passione, Federico seppe condensare nel piccolo centro le figure di maggior spicco della cultura italiana del Rinascimento. Perseguendo l’intento di trasformare la sua casa nella dimora delle Muse, chiamò a sé gli uomini e gli artisti migliori del suo tempo: Piero della Francesca, Luciano Laurana, Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio Martini. In questa culla della cultura mossero i primi passi artisti quali Raffaello e Bramante.
Nel 1508 il ducato passò ai della Rovere, che, pur senza eguagliare gli splendori dei Montefeltro, continuarono a radunare attorno a sé musicisti e scenografi, artisti e letterati; la corte trasferì però la propria sede a Pesaro.
Dopo la grande stagione rinascimentale la città conobbe un periodo buio con il passaggio alla Chiesa del 1631, ma vide nuovi splendori all’inizio del XVIII secolo, a seguito dell’elezione al soglio pontificio di Clemente XI, figlio della principesca famiglia Albani. Questa, promuovendo con illuminato mecenatismo l’edilizia civile e religiosa, contribuì a dare nuovo volto alla città.

 

Nella seconda metà del secolo XV si attuò un’impresa urbanistica alla quale parteciparono diverse personalità presenti nel Ducato, interessati allo studio e alle sperimentazioni prospettiche per volere del Duca di Urbino Federico da Montefeltro. Il Centro Storico, che ha un’estensione di poco più di un chilometro quadrato, è racchiuso tra mura bastionate e interamente costruito in mattoni cotti. Di forma romboidale allungata, il centro è diviso da due assi viari principali e quasi perpendicolari tra di loro che si incontrano nella Piazza principale. Ciò che colpisce del disegno urbanistico di Urbino è però la fitta trama urbanistica nella quale si snodano stradine, saliscendi improvvisi e vicoli e scalinate e sottopassi, palazzi e chiese che formano, grazie anche al paesaggio circostante, una stupenda scenografia. Il Palazzo Ducale, uno dei capolavori più insigni dell’arte rinascimentale, fu ideato dall’architetto dalmata Luciano Laurana, il quale battezzò con il suo nome le due affilate Torri che, alte quasi sessanta metri, costituiscono un’invenzione del tutto originale. La grande massa muraria del Palazzo, si unisce con la città circostante dando vita allo sviluppo di una “Città in forma di Palazzo” come la definì Baldassarre Castiglione. Lo splendido cortile d’onore è un’armonia di proporzioni dove spiccano il disegno di archi e colonne, il gioco cromatico dei materiali, dal rosso del mattone al chiaro del travertino; tutt’intorno, scolpite su un doppio fregio, sono le lodi tessute in latino al grande Federico, che rendono nell’insieme ancora più concreto l’ideale di armonia e di equilibrio del primo Rinascimento.

MONUMENTI - OPERE D'ARTE - BORGHI E FRAZIONI

Uno dei luoghi di visita della a Urbino è il Palazzo Ducale definito da il critico storico Sir Kenneth Clark come “Il più bel edificio di tutto il Rinascimento”. Il Palazzo Ducale è ricordato in un famoso documento del XVI secolo di Baldassarre di Castiglione, chiamato il Libro del Cortigiano, testimonianza dettagliata della vita quotidiana della corte. La splendida facciata arcata del Palazzo, la Facciata dei Torricini, è stata eretta in onore di Federico di Montefeltro, mentre all’interno si possono ammirare i lavori di Raffaello, di Piero della Francesca e Giovanni Bellini. Uno splendido giardino, il Cortile d’Onore, accoglie il visitatore nel Palazzo. Decorato con sobrietà e eleganza, fu creato da Luciano Laurana della Dalmazia, ingaggiato dallo stesso Federico di Montefeltro dopo inutili ricerche di artisti Fiorentini. All’interno, le spaziose camere del Palazzo instillano nel visitatore un senso di calma e appagamento.

Federico di Montefeltro fu un mecenate tra i più raffinati e, insieme alla moglie, la dotta Battista Sforza, raccolse alla sua corte alcuni tra gli artisti più famosi dell’ epoca: Donato, Bramante, Paolo Uccello, Leon Battista Alberti, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Piero della Francesca e il fiammingo Giusto di Gand. Le stanze del Palazzo ducale ospitano la Galleria Nazionale delle Marche, dove sono esposti alcuni dei capolavori assoluti della storia dell’arte, inclusi i due lavori principali di Piero della Francesca, La Madonna di Senigallia e il dipinto di fama mondiale la Flagellazione di Cristo, dove, oltre alla passione di Gesu’, vengono rappresentati Ottaviano Ubaldini (consigliere di Federico) e Ludovico Gonzaga (familiare di Federico). Qui, inoltre, troviamo un famoso dipinto del Raffaello, La Muta, ritratto di una gentil donna dell’epoca, la famosa riproduzione della “Città ideale“, probabilmente di un allievo di Piero della Francesca, la Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand e il Miracolo dell’ Ostia Profanata di Paolo Uccello. Dalle più intime stanze di Federico, si comprende la personalità di questa grande figura Rinascimentale. Dalla scalinata a spirale si arriva a due vicine cappelle, una dedicata ad Apollo e le sue Muse, l’altra al Dio cristiano, denotando il tipico dualismo rinascimentale dove la mitologica degli Dei pagani viene a riconciliarsi con il cristianesimo. Una delle camere meglio conservate è lo studio di Federico, decorato con splendidi lavori intarsiati sul legno basati sui disegni del Botticelli e con rappresentazioni di importanti uomini storici da Omero a Petrarca a Salomone. Notevole è la stanza della biblioteca dove si può ammirare la famosa Aquila di Montefeltro, una rappresentazione del potere del grande Federico di Montefeltro e che ospitava una immensa collezione di libri provenienti da tutta Europa che poi furono confiscati dal Vaticano  quando Urbino passò al Papato nel 1631.

Nelle vicinanze del Palazzo Ducale, si può visitare il Duomo, una sostituzione neo-classica della Chiesa Rinascimentale opera di Giorgio Martini, distrutta da un terremoto nel 1789. All’interno si può ammirare l’Ultima Cena del Barocci. Il visitatore sarà sicuramente interessato alla visita di altri importanti monumenti come la Fortezza Albornoz, dalla quella si può ammirare uno splendido panorama della pianura sottostante, l’Oratorio di San Giovanni, la cui facciata è decorata con splendidi affreschi del XIV secolo, rappresentanti la vita di San Giovanni il Battista e la crocefissione di Cristo e naturalmente la casa natale di Raffaello dove possono essere ammirate le famose tavolazze e gli strumenti che l’artista e il padre, Giovanni Santi, usavano per mischiare i colori per i loro dipinti. L’unico lavoro di Raffaello presente nella sua casa-museo è una rappresentazione della Madonna con Bambino. Altri luoghi di interesse sono la Chiesa di San Bernardino a 2 kilometri da Urbino, con le tombe dei Montefeltro e il grazioso Giardino Botanico contenente svariate piante rare.

L’ex Monastero di Santa Chiara

Si tratta di uno dei monumenti più importanti della città. Eretto, nella forma attuale, verso la fine del XV secolo, su progetto dell’architetto senese Francesco di Giorgio Martini. La chiesa conventuale divenne Mausoleo ducale, dalla prima metà del XVI secolo, con la sepoltura di vari membri della dinastia roveresca. Dagli anni settanta del XX secolo questo edificio è sede dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA).

La Data e la Rampa elicoidale

Le Stalle ducali (o Data) potevano contenere fino a 300 cavalli e assieme alla vicino torrione della Rampa elicoidale sono opera dell’architetto Francesco di Giorgio Martini; volute entrambe dal duca Federico III da Montefeltro nella seconda metà del XV secolo, come parti collegate al complesso del nascente Palazzo Ducale.

Il torrione della Rampa elicoidale è un’imponente struttura architettonica che si erge sul lato nord della Data, sull’angolo tra quest’ultima e le mura di Porta Valbona. La sua funzione era quella di garantire il passaggio, al Duca e alla sua corte, dal Palazzo alle Stalle Ducali e viceversa. Nella seconda metà del XIX secolo fu eretto, sulla parte superiore della Rampa, il Teatro Sanzio, su progetto dell’architetto Vincenzo Ghinelli.

In seguito al crollo della copertura, dopo il XVI secolo, le ex Stalle ducali furono adibite a orto, di proprietà della famiglia Albani, tant’è che furono ribattezzate Orto dell’abbondanza, e le vicine strutture, nella parte superiore della Rampa, a granai cittadini, infatti vennero denominate Magazzino dell’abbondanza; quest’ultime furono demolite nella seconda metà del XIX secolo, durante la costruzione del teatro.

Dopo un lungo periodo di abbandono, seguito soprattutto al declino della città, dalla seconda metà del XVI secolo, la Rampa e la Data furono soggette ad un progetto di recupero curato dall’architetto Giancarlo De Carlo. Questo progetto portò al completo restauro della Rampa Elicoidale nel 1977, nell’intervento urbanistico di recupero dell’intera zona del Mercatale, e al recentissimo avvio dei lavori di restauro, molto discussi, delle Stalle Ducali.

Il Monumento a Raffaello

Realizzato dallo scultore Luigi Belli tra il 1883 e il 1894. Fu inaugurato il 22 agosto 1897 in piazza Duca Federico, davanti all’ingresso principale del Palazzo Ducale. Nel 1947 venne trasferito in cima a via Raffaello, dove si trova tuttora.

Il mausoleo dei Duchi

Questa chiesa è anche detta di San Bernardino e fa parte di un complesso conventuale a cui è annesso il cimitero cittadino. Situata poco fuori della cinta muraria della città, venne realizzata, probabilmente, da Francesco di Giorgio Martini nella seconda metà del XV secolo per volere del duca Federico III da Montefeltro, per ospitare la propria tomba e quelle dei suoi successori; ovvero Guidobaldo I Da Montefeltro ultimo duca della dinastia. In origine vi era conservata, sull’altare maggiore, la celebre pala d’altare di Piero della Francesca, raffigurante la Madonna, Federico III e alcuni santi, ora alla Pinacoteca di Brera a Milano (essendo stata trafugata dalle truppe napoleoniche nel 1797).

Il Teatro Sanzio

Si tratta del principale Teatro della città; sorto verso la metà del XIX secolo, sul bastione della Rampa elicoidale. Il teatro ha subito una radicale ristrutturazione tra gli anni settanta e ottanta del XX secolo, ad opera dell’architetto De Carlo.

Numerosi sono poi gli edifici religiosi, chiese, conventi e oratori che si distinguono nel territorio urbinate.

NATURA e PAESAGGIO

Urbino si trova al centro di meravigliosi parchi protetti: il Parco Naturale Interregionale del Sasso Simone e Simoncello che è stato istituito nel 1996 e interessa una superficie complessiva di 4.847 ettari nel cuore dell’antico Montefeltro . Il paesaggio è collinare è coperto da una fitta vegetazione, interrotto da irte rupi e speroni di roccia sui quali vennero costruite inespugnabili fortezze per difendersi dal nemico. È una zona, quindi, ricca di castelli, rocche, casali con terreni, ma anche di chiese, conventi e pievi.
Il parco prende il nome dai due enormi massi Simone e Simoncello, che furono abitati dall’uomo fin dall’età del bronzo. Alcune leggende narrano di sacerdoti romani, i Semoni che vi adoravano i loro Dei o di un eremita, Simone che vi stabilì la propria dimora; sicuramente, dopo il Mille, i Benedettini vi costruirono un’abbazia. Quando i Signori di queste terre capirono l’importanza strategico-militare, il Sasso fu fortificato con torri e mura finché, nella seconda metà del XVI sec., i Medici vi costruirono una città-fortezza per affermare il loro potere su una zona difficilmente governabile. Ancora oggi sono visibili le macerie di quella città “ideale” della quale il sole era il simbolo – come oggi lo è del parco.
Non resta difficile immaginare la bellezza di questi monti coperti dalla foresta di faggio e di abete bianco, abitati dall’orso e dalla lince, ed udire in lontananza il grido dell’aquila reale. Oggi quella foresta è stata sostituita, sul versante orientale, da una di pino nero, frutto di rimboscamenti cominciati all’inizio del secolo, ma ci si può ancora immergere nel clima dei viandanti dei tempi antichi, inoltrandosi nelle faggete residuali di Pianacquadio, sul Monte Carpegna, o intorno ai Sassi di Simone e Simoncello.
Unica nel suo genere, la grande foresta mediterraneo-montana ospita anche carpini bianchi, neri, aceri, frassini, agrifogli, sorbi montani e domestici. Vanto del parco è l’area intorno ai Sassi, sulla quale prospera un bosco a prevalenza di cerro. Il Simoncello, i boschi della Cantoniera e la Costa dei Salti sono Aree Floristiche Protette, mentre il monte Carpegna è anche incluso nell’omonima foresta demaniale di proprietà regionale.

In primavera i prati si colorano con le stupende tinte dei crochi e con il celeste intenso del fiordaliso. Muovendosi con discrezione, nel Parco del Sasso Simone e Simoncello non è difficile incontrare il capriolo, il cui numero di esemplari è in sensibile aumento.
Continuando la passeggiata si possono trovare istrici, tassi, lepri e volpi. Caprioli, cinghiali e daini sono le prede abituali del lupo appenninico che è tornato ad abitare questi luoghi.
La mattina, le specie di uccelli che si possono osservare nel parco sono innumerevoli: dalla poiana che, sfruttando le correnti ascensionali, sale dalle quote più basse, al gheppio, all’astore, al picchio rosso maggiore, all’aquila, alla rara albanella minore. Innumerevoli sono i belvederi e i punti panoramici nel parco. Uno di questi, Monteboaggine, domina, con la solitaria Torre di Vedetta del XII secolo, le distese prative del Monte Carpegna, le Valli del Foglia e del Conca, ed in lontananza i Sassi Simone e Simoncello.
Nei boschi e nei prati, durante la stagione primaverile ed autunnale, spuntano funghi di varie specie, vere prelibatezze che fanno di questi luoghi la meta di appassionati ricercatori ed amanti dei sapori del sottobosco.

Nella Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, un imponente canyon e un vero e proprio tesoro di flora e fauna dove ancora impera l’aquila. Un ricco programma escursionistico per tutti i “piedi” permette agli appassionati della natura, ai turisti a caccia di tesori paesaggistici e ai genitori che cercano serene e divertenti occasioni di svago per tutta la famiglia.

Costituito da circa 195 ha e situato sul territorio comunale di Cantiano, il Parco Naturale del Bosco di Tecchie si caratterizza per la presenza di aspetti ambientali e naturali di notevole interesse.

A piedi: dai boschi dell’Alpe della Luna, a quelli del monte Carpegna il passo è breve. La dorsale appenninica della provincia di Pesaro e Urbino è segnata dal rosso e dal blu, i colori che indicano le vie della natura e della pace interiore. Il territorio può contare su un’eccezionale varietà di sentieri, in grado di soddisfare e stupire gli appassionati del trekking che, zainetto in spalla, possono attraversare l’alta provincia interamente a piedi tra scoiattoli, cerbiatti, volpi ed altri animali che popolano questi boschi. Qua e là, proprio come in un quadro vivente, appaiono angoli di Paradiso: dal bosco di Tecchie con la sua cascata di acque limpide, ai torrenti che risalgono i monti Catria e Nerone.