Sestino ha ricoperto una posizione strategica in tempi lontani. Adagiato nel cuore dell’Appennino era noto punto di arrivo per chi da Roma risaliva la Valtiberina oppure per chi da là, raggiunto lo spartiacque, voleva scendere verso la pianura Padana.
Si spiega così la sua fortuna in epoca romana, di cui sono rimaste numerose testimonianze, su tutte le strade che la tolsero dall’isolamento e ne fecero tappa significativa per uomini e merci.
Nel medioevo il magro reddito derivante dallo sfruttamento della montagna è integrato dalla transumanza verso la maremma. Questo pendolarismo durerà fino al secolo scorso. Una pratica che toglieva
per molti mesi all’anno forze lavoro e sottoponeva al rischio di malattie infettive come la malaria coloro che partivano attirati da facili guadagni.
Nel XVI secolo, con la cessione di Leone X a Firenze, Sestino termina di essere estrema porzione delle Marche per gravitare politicamente e amministrativamente al governo de’ Medici. Fra ‘500 e ‘600
Cosimo fa erigere la città-fortezza sul Sasso di Simone. E’ l’opera ricordata come l’utopia di Cosimo. La città, benché destinata a naufragare dalle particolari condizioni geografiche di isolamento e soprattutto da un clima decisamente rigido e da una folta coltre nevosa, portò novità e vivacità e fece intensificare le vie di
comunicazione col governo fiorentino.
Nel settecento le relazioni del Granduca Leopoldo parlano di disagi ambientali e grande povertà su cui gravano eventi sismici ed epidemie. La resa cerealicola e il patrimonio zootecnico erano scarsi. Una società formata da pastori, da agricoltori e pochi artigiani è ciò che esce dalle descrizioni databili 1800. In paese erano già presenti una scuola, una condotta medico-chirurgica, una farmacia e delle osterie.
Alla fine dell’800, così come nei primi anni del 900 c’era una forte emigrazione, soprattutto verso l’America latina, ma anche verso Francia e Germania. In questi anni la variazione più rappresentativa è
sicuramente quella che dona un nuovo aspetto al centro abitato, con l’abbattimento di una decina di case e la costruzione della strada che lega Sestino ai paesi più vicini delle Marche. La guerra, qui più che altrove, portò distruzione infinita, perché la Linea Gotica attraversava il territorio comunale. Nel dopoguerra l’esodo migratorio è imponente. La popolazione è passata dalle quasi 4000 unità del 1951 alle 1600 dei giorni nostri.
PIEVE DI SAN PANCRAZIO
La pieve sorse probabilmente intorno al IX-X secolo sul luogo anticamente occupato dagli edifici romani della Curia Augusta. Del primigenio edificio resta all’interno la cripta, con pareti animate da archetti ciechi e colonne con capitelli d’influenza ravennate, oltre a numerosi frammenti scultorei di epoca altomedievale. L’abside romanica si deve ad un intervento architettonico del XII secolo. L’intero edificio ha subito nei secoli numerose trasformazioni: il rifacimento del fronte nel tardo Seicento, la riduzione ad una navata nel 1784 e la ricomposizione del presbiterio nel 1946. Assai interessante è all’interno l’altare maggiore in arenaria datato 1259 che poggia su un cippo romano del 374.
ANTIQUARIUM NAZIONALE DI SESTINO
La raccolta si formò dalle collezioni dei parroci Don Lorenzo Rivi e Don Damiano Olivoni, vissuti tra la seconda metà del XIX e l’inizio del XX secolo, che tenevano nella canonica alcuni materiali rinvenuti nella zona. Negli anni ’30 la raccolta era già consistente e tra gli anni Cinquanta e Ottanta venne ampliata da campagne di scavo nella zona. Il museo ripercorre la storia della colonia romana Sestinum, posta in un crocevia strategico tra le Marche, la Toscana e la Romagna. Durante gli scavi sono stati portati alla luce vari edifici pubblici e privati: il foro, un tempio a edicola e una domus, databili tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C. Il museo custodisce un’importante raccolta di iscrizione dedicatorie e funerarie, tra le quali spiccano quelle legate alla potente famiglia locale dei Volusenii, forse di origine etrusca.Numerose sono le sculture: una Afrodite proveniente forse dalle terme, una testa colossale di Augusto, una statua di giovinetto (forse membro della dinastia Giulio-Claudia) e un monumento funerario circolare di stile ellenistico, decorato con testine a rilievo. Un bassorilievo raffigura una scena di martirio di cristiani.
Tra gli oggetti di uso domestico sono esposti un glirarium, recipiente di terracotta dove venivano conservati i ghiri, uno dei piatti più ricercati della cucina patrizia romana.
FRAZIONE MONTEROMANO
Notevole aggregato abitativo posto in una splendida situazione ambientale che presenta al suo ingresso tracce di strutture murarie di origine medievale e forse di epoca anche più tarda. Elemento architettonico che caratterizza Monteromano è la splendida torre cilindrica ravennate (VIII° – IX° secolo), recentemente restaurata, testimonianza della dominazione bizantina nel territorio. Costruita in posizione strategica essa faceva parte di una lunga serie di torri “a vista” che costellavano tutte le alture a presidio del territorio.
FRAZIONE SAN DONATO
antico insediamento alto medievale che la tradizione vuole distrutto da Federico Barbarossa. Si può ammirare intatta la splendida torre quadrangolare del XIII° secolo. Un recente eccezionale ritrovamento all’interno della chiesa parrocchiale del Castello ha riportato alla luce un vero scrigno di pittura. Ben tre strati di affreschi, di cui quello più recente piuttosto ben conservato, datato al XV° secolo, rappresenta una Madonna in trono, con San Sebastiano, Santi Monaci e Angeli; un secondo strato (del XIV° secolo) rappresenta Madonna con Bambino e Santa incoronata, mentre un terzo strato è datato alla fine del 1200.
RISERVA NATURALE DEL SASSO SIMONE
La Riserva si sviluppa per una superficie di 1604 ettari e abbraccia una fascia altitudinale che va da circa 940 a1221 metri. L’aspetto più caratteristico dell’area è determinato dalla presenza dei due massicci calcarei che la dominano, il Sasso di Simone e il Simoncello, caratterizzati, sulla loro sommità, da piccoli “altopiani” circondati da pareti rocciose o da versanti molto ripidi. In uno spazio relativamente ristretto sono presenti ambienti molto diversificati, dagli habitat rupestri (pareti calcaree e macereti alla loro base) ai calanchi, dai boschi ai pascoli, dai prati alle praterie arbustate e ai cespuglieti. I boschi sono costituiti essenzialmente da cerro e carpino, un raro esempio di foresta mediterraneo-montana. La Riserva è stata istituita per i valori floristico-vegetazionali e paesaggistici che la caratterizzano, ma ospita anche presenze di rilevante interesse zoologico.
PARCO FAUNISTICO DI RANCO SPINOSO
Il Parco Faunistico di Ranco Spinoso è stato realizzato dalla Comunità Montana Valtiberina. L’iniziativa della realizzazione del Parco è stata promossa, all’indomani della tragica scomparsa del Pilota elicotterista Vasco Lazzerini, nativo di Sestino, caduto in Lucchesia, mentre operava con l’elicottero allo spengimento di un incendio boschivo.
Il parco si estende su una superficie di circa 100 ettari all’interno sono presenti strutture per l’accoglienza dei visitatori e personale addetto alla visita dei recinti dove sarà possibile ammirare gli animali del parco ( Caprioli, Cervi, Daini, Mufloni, ecc..)